Cos’è un cosmetico
No, per legge i cosmetici sono sostanze o preparazioni. Quindi gli oggetti, come unghie finte, parrucche, piercing, non possono essere considerati cosmetici.
No, non possono essere considerati cosmetici perché non sono applicati sulla superficie, ma vengono iniettati sotto la pelle. Sono delle sostanze, usate dai medici, che vengono inserite sottocute e che vanno a riempire depressioni, rughe e avvallamenti del tessuto, rendendo la pelle liscia sia al tatto sia alla vista.
I tatuaggi non sono cosmetici perché non sono applicati sulla superficie esterna del corpo, ma vengono iniettati sotto la pelle. Tuttavia, i tatuaggi temporanei superficiali sono decorazioni transitorie applicate sulla pelle e sono, pertanto, da considerarsi cosmetici. Devono seguire nella loro composizione le norme previste dalla legge sui cosmetici, quindi utilizzare solo coloranti ammessi.
Da un punto di vista legislativo la categoria dei cosmeceutici non esiste: esiste il cosmetico ed esiste il farmaco. Il termine cosmeceutico (oppure dermocosmetico) viene impiegato per ragioni di marketing e di comunicazione: indica un prodotto cosmetico che, secondo l’azienda produttrice, possiede una spiccata funzionalità cosmetica nel mantenere in buono stato la cute.
La maggior parte degli antitraspiranti contiene derivati dei sali di alluminio. Queste sostanze sono in grado di creare un sottile strato di gel che copre le ghiandole sudoripare (che producono il sudore). Questo rivestimento riduce la quantità di sudore rilasciato sulla superficie della pelle per un certo numero di ore dopo l’applicazione del prodotto. I deodoranti, invece, contengono ingredienti come alcol e antimicrobici, che agiscono contro i batteri responsabili della formazione dei cattivi odori, e fragranze per mascherare i cattivi odori. Possono essere utilizzati sotto le ascelle o su tutto il corpo (come bodyspray) per controllare e coprire l’odore corporeo.
L’obiettivo principale di uno shampoo è rimuovere lo sporco dai capelli e migliorarne lo stato. Questi scopi sono raggiunti principalmente grazie alla presenza di due ingredienti: i tensioattivi e gli agenti condizionanti. Questi ultimi sono sostanze che lasciano i capelli morbidi e facili da pettinare e prevengono l’effetto statico (i cosiddetti “capelli elettrici”). I tensioattivi, invece, sono sostanze progettate per pulire i capelli e la cute, asportando lo sporco e l’eccesso di sebo, senza impoverirli del naturale film idrolipidico che li protegge in modo naturale. Generalmente, ogni prodotto contiene più tensioattivi: alcuni sono progettati per migliorare la pulizia, altri per aumentare la schiuma, altri ancora per favorire il risciacquo e così via. Tutti hanno la caratteristica di non essere aggressivi e irritanti per gli occhi. Oltre a questi, secondo la specificità del prodotto, possono essere presenti anche: conservanti (per stabilizzare il prodotto dal punto di vista microbiologico); profumo e/o coloranti (per rendere gradevole il prodotto dal punto di vista olfattivo e visivo); principi attivi / emollienti.
Un balsamo per capelli è un’emulsione e, come tale, è costituita da una frazione lipofila (“amica” dei grassi) all’interno di una frazione acquosa. La fase lipofila apporta al capello sostanze grasse lucidanti e nutrienti, la fase idrofila apporta sostanze idratanti e condizionanti. Queste due fasi agiscono sinergicamente, rinvigorendo il capello e migliorandone la struttura.
I bagnoschiuma sono composti da un insieme di ingredienti che hanno tre funzioni principali: detergere (grazie a miscele di tensioattivi delicati – vedi link a), profumare e lasciare sulla pelle agenti emollienti e idratanti, che favoriscono un corretto equilibrio idrolipidico della cute stessa. Gli altri ingredienti servono a completare la formulazione, così da renderla realmente e facilmente fruibile durante l’uso (per esempio ingredienti che lavorano sulla densità e viscosità del prodotto). Infine, i bagnoschiuma possono contenere i coloranti, che rendono più gradevole il prodotto da un punto di vista visivo, e i conservanti che rendono il prodotto sicuro, evitando qualsiasi contaminazione batterica.
La funzione di questi prodotti è proteggere la pelle dalle radiazioni solari, evitando rischi di arrossamenti ed eritemi e prevenendo, così, a lungo termine, il foto invecchiamento e il rischio di cancro della pelle. Per approfondimenti vedi scheda solari (link a…).
I dentifrici contengano blandi abrasivi che asportano fisicamente la placca dentale e i residui di cibo, senza danneggiare lo smalto dei denti. La maggior parte dei dentifrici contiene anche il fluoro che aumenta la resistenza del dente agli attacchi demineralizzanti, che comportano la perdita di minerali dallo smalto, prevenendo così la carie. Inoltre, nel dente già formato, favorisce la rimineralizzazione delle lesioni di piccole dimensioni sul dente, rafforzando lo smalto e rendendolo più resistente all’attacco degli acidi responsabili della formazione della carie. Contengono anche sostanze umettanti, come il Sorbitolo o la Glicerina, che impediscono all’acqua presente nella pasta di evaporare, quando il tubetto non viene richiuso. In alcuni dentifrici possono anche essere presenti sostanze antimicrobiche che impediscono la formazione di batteri nel prodotto preservandolo, eliminano i batteri non raggiunti dallo spazzolino e rallentano la formazione della placca.
Cosmetici e sicurezza
Gli ingredienti contenuti nei cosmetici sono regolamentati dalla normativa sui cosmetici attraverso la predisposizione di liste di sostanze che sono ammesse solo per specifiche funzioni (liste positive) e di liste di sostanze che sono vietate o il cui uso è consentito con particolari limitazioni di dosi, condizioni e campo di impiego (liste negative). Queste liste vengono continuamente revisionate e aggiornate sulla base delle nuove informazioni e dei nuovi dati provenienti dal mondo della ricerca scientifica.
Questo lavoro viene svolto principalmente da un comitato di esperti indipendenti della Commissione europea, oggi chiamato SCCS (Scientific Commitee on Consumer Safety- Comitato Scientifico sulla Sicurezza del Consumatore), composto da importanti scienziati e ricercatori provenienti da diversi paesi dell’Unione Europea, esperti nei diversi campi scientifici rilevanti per la sicurezza dei cosmetici, come la dermatologia, la tossicologia, la biologia e la medicina.
Ci sono essenzialmente tre garanti della sicurezza dei prodotti cosmetici. Innanzitutto, la normativa europea e italiana che si pongono come obiettivo primario la tutela della salute dei consumatori. In secondo luogo, i valutatori professionali della sicurezza, che valutano personalmente gli ingredienti, il prodotto finito e l’uso che dovrebbe esserne fatto per stabilire se il cosmetico è sicuro. Infine, c’è il controllo esercitato dalle autorità sui prodotti immessi sul mercato.
E’ importante ricordare che gli ingredienti utilizzati nei prodotti cosmetici, siano essi naturali o artificiali, sono del tutto sicuri. Quindi, anche le donne in gravidanza e quelle che sono diventate mamme da poco, e magari stanno anche allattando, possono continuare a utilizzare i cosmetici senza paura, esattamente come fanno milioni di persone in tutto il mondo.
La pelle dei bambini, soprattutto di quelli molto piccoli, è particolarmente sensibile e delicata. Tuttavia, i genitori possono stare tranquilli: tutti i prodotti cosmetici, per legge, devono superare una valutazione sulla sicurezza. Se non adatti per bambini, il prodotto riporta una specifica avvertenza in etichetta. In aggiunta a ciò, la legge espressamente stabilisce che i prodotti cosmetici destinati a essere utilizzati su bambini con meno di tre anni siano sottoposti a una valutazione ancora più rigorosa e specifica. Inoltre, i cosmetici e i prodotti per la cura personale destinati a essere usati su neonati e bambini sono formulati per tenere conto della delicatezza della loro pelle, per esempio, contengono detergenti meno aggressivi e viene posta una attenzione particolare alla profumazione Vedi link a scheda…
Le analisi condotte in passato su cosmetici e profumi falsi sequestrati dalle autorità hanno dimostrato che questi prodotti possono contenere sostanze illecite, che non potrebbero superare le prove di sicurezza previste dalla legge. Questi prodotti, dunque, possono costituire una minaccia per la salute del consumatore: per esempio, ci sono stati casi in cui l’uso di profumo falso ha causato una grave reazione allergica.
Prezzo e luogo di vendita sono due indicatori importanti. Il consiglio è quello di acquistare sempre da una fonte affidabile, come punti vendita conosciuti o siti internet ufficiali. Meglio, invece, evitare di comprare nei mercatini ambulanti irregolari e fare attenzione quando ci si rivolge ai negozi etnici.
Molte persone credono che sia più sicuro utilizzare prodotti con meno ingredienti piuttosto che cosmetici con una formulazione ricca. In realtà, il numero di ingredienti contenuti nel prodotto non incide in alcun modo sulla sua sicurezza. Ogni ingrediente ha un ruolo specifico, come aumentare l’efficacia del prodotto oppure conferire un odore e una sensazione piacevole. Indipendentemente dal numero, ciascun prodotto viene sottoposto a una valutazione della sicurezza. Quindi, tutti i prodotti immessi in commercio garantiscono la tutela della salute del consumatore.
I controlli in Italia sono effettuati con il coordinamento del Ministero della Salute, che si avvale soprattutto dei Carabinieri del NAS. Anche le Regioni hanno un ruolo specifico (collaborano con gli ispettori delle ASL). E’ un sistema che funziona e che è capace di tutelare la salute dei cittadini; prova ne sono i numerosi interventi effettuati anche nel 2009 contro prodotti illegali, a volte contraffatti, importati soprattutto da paesi extra-UE.
Tutte le sostanze impiegate nei cosmetici sono sicure, inclusi i conservanti, perché ammesse dalla normativa europea ed italiana dopo essere stati sottoposti a verifica da parte di un comitato scientifico europeo di esperti indipendenti. Inoltre, i conservanti svolgono una funzione essenziale per prevenire il deterioramento dei prodotti. La gran parte dei prodotti destinati al consumatore, infatti, proprio per le caratteristiche del loro contenuto, una volta aperti presentano il rischio di contaminazione microbica. In tal caso non solo ne risente la qualità del prodotto, ma potrebbero verificarsi danni alla salute, che solo la presenza di un efficace conservante consente di evitare garantendo la sicurezza e la qualità del prodotto nel tempo.
La formaldeide è considerata cancerogena quando inalata per via respiratoria in ambienti dove vi è un’alta concentrazione di questa sostanza in forma volatile (ambienti di lavoro). Non è il caso dei cosmetici, dove la concentrazione è sempre molto bassa e la sostanza non viene liberata nell’aria durante l’uso del prodotto. Per questo, la formaldeide è un ingrediente che può essere impiegato nei prodotti cosmetici, purché alle concentrazioni previste dalla legge. L’uso di quantitativi bassi è stato dimostrato essere sicuro da numerosi anni e da diversi studi, tanto che è approvato da tutte le normative sui cosmetici, inclusa quella europea e quella statunitense, che sono sicuramente tra le più severe al mondo.
Come leggere l’etichetta
Gli ingredienti del prodotto cosmetico finito sono riportati in etichetta secondo un linguaggio internazionale, detto INCI (International Nomenclature for Cosmetic Ingredients), unico per tutti gli stati membri dell’UE ed impiegato in altri paesi, ad esempio USA, Russia, Brasile, Canada, Sudafrica, ecc.. Questa nomenclatura contiene alcuni termini in latino (riferiti ai nomi botanici ed a quelli di ingredienti presenti nella farmacopea), mentre la maggioranza è in inglese e nel caso dei coloranti si utilizzano le numerazioni secondo il Colour Index (es. CI 45430). L’adozione del codice INCI è stata resa introdotta dall’1 gennaio 1997 dalla Commissione Europea, nell’ottica di fornire un’ulteriore tutela al consumatore. Lo scopo del codice INCI è infatti prioritariamente quello di permettere alle persone allergiche di identificare facilmente la presenza della sostanza alla quale sono allergici all’interno del prodotto prima del suo impiego, in qualunque parte d’Europa, e spesso del mondo, si trovino.
Sì, tutti i cosmetici riportano la lista degli ingredienti. Per legge, l’etichetta deve riportare la lista degli ingredienti, preceduta dalla parola “ingredienti” o “ingredients”, elencati secondo l’ordine decrescente di peso al momento dell’incorporazione. Questa regola vale per le sostanze che raggiungono concentrazioni superiori all’1% mentre quelle presenti in percentuale inferiore all’1% possono essere indicate in ordine sparso.
Durata del cosmetico
Il PaO non va preso come indicazione assoluta. L’esperienza insegna che un cosmetico, se utilizzato e conservato correttamente, può mantenere la sua validità anche per un tempo superiore a quello riportato in etichetta. Tuttavia, nel caso in cui un cosmetico, conservato per un periodo ignoto, mostri evidenti segni di alterazione dell’aspetto e dell’odore, è preferibile sospenderne l’uso.
Quando il cosmetico è stato aperto, elementi esterni, come ossigeno e batteri, potrebbero interagire con esso e comprometterne la qualità. Per esempio, i cosmetici ad alto contenuto di acqua, dopo l’apertura sono particolarmente suscettibili all’attacco da parte dei batteri. Non bisogna, comunque, dimenticare che i cosmetici hanno un proprio “sistema di difesa”, di cui fanno parte sostanze quali i conservanti, che rallentano il deterioramento dovuto proprio all’attacco microbico e gli antiossidanti che prevengono l’irrancidimento di oli e grassi inseriti nella formulazione del cosmetico. Per questa ragione, i cosmetici vengono formulati e studiati così da poter garantire la loro conservazione, una volta aperti, nel tempo.
Se un cosmetico presenta evidenti segni di alterazione prima che sia trascorso il tempo dall’apertura indicato sulla confezione ci si può rivolgere al produttore per avere chiarimenti. L’indirizzo o il numero del servizio consumatori sono indicati in etichetta o sul sito Internet dell’azienda. In ogni caso, bisogna considerare che alle aziende produttrici di cosmetici pervengono raramente segnalazioni, a dimostrazione del fatto che le procedure adottate dall’industria, dal momento della fabbricazione, fino alla consegna al consumatore finale dei prodotti, sono corrette e valide. Sul numero totale di cosmetici immessi sul mercato, la percentuale di segnalazioni collegate a prodotti alterati è minima. Oltretutto, nella maggior parte dei casi, le alterazioni sono dovute a un uso improprio o a una scorretta conservazione del cosmetico.
No, non tutti. Possono essere privi di PaO prodotti in particolari confezioni, come monodose (evidentemente destinati ad essere aperti e immediatamente consumati in un’unica applicazione), o aerosol (dove non vi è contatto tra contenuto ed ambiente esterno), ma anche prodotti che per loro natura e per le loro caratteristiche formulative non sono esposti a degradazioni indesiderate e possono durare a lungo senza il rischio di deterioramenti nel tempo (come profumi a base alcolica, alcune creme depilatorie a pH particolare, ecc.).
Allergie
Innanzitutto occorre sospendere l’uso del prodotto. Se il problema persiste, è bene rivolgersi a un dermatologo o a un allergologo, se possibile portando con sé il prodotto utilizzato. Solo uno specialista, infatti, è in grado di stabilire che cosa è successo e di capire il problema di fondo. A questo scopo, è importante fornire il maggior numero possibile di informazioni al medico, in merito ai sintomi, all’area di applicazione e al tempo di esposizione al cosmetico. Inoltre, quella che al consumatore sembra una reazione avversa a un cosmetico, potrebbe anche derivare da cause diverse. Per tale ragione è essenziale informare lo specialista in merito a tutti i tipi di prodotti, quindi non solo cosmetici, con cui siete venuti in contatto prima della reazione cutanea.
Per migliorare la situazione locale, quindi per curare rossori, gonfiori e pruriti della cute, sono utili pomate con cortisone che, in base all’entità del disturbo, possono essere di bassa, media o alta attività antinfiammatoria. Vanno prescritte esclusivamente dal medico, che stabilisce anche la durata della cura. Se è presente un forte prurito, il medico può prescrive anche degli antistaminici, da prendere per bocca.
Deve sempre leggere con attenzione l’etichetta dei cosmetici che intende acquistare. Sulla confezione, infatti, sono riportati tutti gli ingredienti contenuti nel prodotto, oltre alle 26 sostanze individuate come potenziali allergizzanti dal Comitato Scientifico della Commissione Europea. Basta, dunque, questo semplice comportamento per evitare di acquistare prodotti che potrebbero scatenare reazioni indesiderate.
Gli ingredienti del prodotto cosmetico sono espressi secondo un codice internazionale, detto INCI (International Nomenclature for Cosmetic Ingredients), unico non solo per tutti i paesi della UE, ma anche per USA, Canada, Russia, Svizzera, Turchia, Arabia Saudita, Singapore, Brasile, Argentina, Sudafrica e molti altri ancora. Questa nomenclatura contiene alcuni termini in latino (derivati botanici e biologici, nomi comuni presenti nella farmacopea), la maggioranza in inglese (nomi tecnici delle sostanze chimiche) e combinazioni di lettere e numeri (es. coloranti CI 45430). Può essere poco comprensibile per il comune consumatore, ma non lo è per le persone che hanno problemi di sensibilità, irritazioni o allergie cutanee. Il loro dermatologo o allergologo, infatti, avrà fornito loro la lista degli ingredienti a rischio, usano il nome INCI. Quindi, chi effettivamente ha necessità di conoscere la composizione di un prodotto, può prevenire problemi leggendo la lista degli ingredienti. E lo può fare in qualsiasi parte d’Europa e nella gran parte del mondo: grazie al codice INCI, infatti, gli ingredienti hanno lo stesso nome.
Le sostanze profumanti sono preparazioni complesse create da aziende specializzate. In genere, il produttore dei cosmetici compra le formulazioni già finite. Ogni profumo può contenere moltissimi componenti (in media da 30 a 50 e in alcuni casi fino a 200), che possono essere di sintesi oppure di derivazione naturale. Per questo la legge stabilisce che in etichetta non è necessario elencarli tutti, ad eccezione di quelli che rientrano nell’elenco dei potenziali allergeni individuati dal Comitato Scientifico sulla Sicurezza dei Consumatori della Commissione Europea (SCCS).
Assolutamente no. Come tutti gli ingredienti utilizzati nei cosmetici, anche queste sostanze sono state sottoposte a una valutazione della sicurezza, che ha escluso rischi per i consumatori. Se non ci fosse questo margine di sicurezza, le sostanze non potrebbero essere utilizzate. Semplicemente, hanno più possibilità di scatenare allergie rispetto agli altri ingredienti.
Naturalmente. Potenzialmente, qualsiasi sostanza, non solo quelle contenute nei cosmetici, ma in qualunque prodotto, può scatenare allergie o irritazioni nelle persone predisposte.
Nelle persone predisposte sì, come può fare qualsiasi altro tipo di sostanza. Per questo, i consumatori che sanno di essere sensibili a determinati ingredienti contenuti nelle tinture dovrebbero leggere con attenzione le etichette o segnalarlo al proprio parrucchiere. Tutti gli altri dovrebbero comunque osservare piccole precauzioni, come rispettare le istruzioni riportate in etichetta, usare i guanti per applicare i coloranti, evitarli se il cuoio capelluto è irritato, danneggiato o particolarmente sensibile, non farli entrare in contatto con gli occhi (in questo caso sciacquare immediatamente con abbondante acqua).
Assolutamente no. Tutti i prodotti in commercio sono sicuri, perché sottoposti a precise valutazioni. La scritta naturale, in genere, implica che gli ingredienti utilizzati sono estratti direttamente da piante o animali, invece che essere sintetizzati.
È sempre utile leggere bene quanto riportato in etichetta e rispettare i consigli e le istruzioni date. Può essere utile anche effettuare un piccolo test per scoprire se un nuovo prodotto cosmetico può dare problemi alla cute. Si può applicare una piccola quantità del nuovo prodotto vicino ai polsi e lasciarla in sede per un paio di giorni. Se non compaiono rossore e prurito, il prodotto dovrebbe essere ben tollerato.
No. Ad esempio l’eugenolo è contenuto nell’olio di garofano e nel basilico, il geraniolo e il citronellolo sono ampiamente diffusi in natura (geranio, rosa bulgara). Il geraniolo, in particolare, è presente in alcune uve, insieme ad altri alcoli terpenici quali il linalolo, e contribuisce a determinare l’aroma fruttato di alcuni vini. La cumarina è inclusa in integratori per la sua attività sul microcircolo. L’alcool anisilico, utilizzato nelle gelatine e nei budini, è contenuto nel miele e nei pomodori. L’alcool benzilico, presente in diverse specie di frutta e verdure, è utilizzato in prodotti alimentari ed impiegato come aromatizzante nei tabacchi. Il benzoato di benzile/cinnamato di benzile contenuto nel Balsamo del Perù è un’oleoresina, ancora usata in alcuni farmaci topici.
La percentuale di allergie cutanee indotte dal cosmetico non è certamente aumentata nella popolazione semmai aumentando il consumo di prodotti si potrebbe dire che il numero assoluto di eventi indesiderati tenda a crescere di conseguenza. Tuttavia l’obbligo di riportare in etichetta, oltre agli ingredienti, i 26 allergeni permette al medico dermatologo di dare al consumatore di per sé allergico ancora più informazioni per evitare reazioni avverse.
Animal testing
La legge è estremamente chiara: a partire da marzo 2009 sono vietati in tutta l’Unione Europea i test su animali per nuovi ingredienti cosmetici. Il divieto per i prodotti finiti era in vigore dal 2004, anche se l’industria cosmetica non li utilizzava più dagli anni ’80.
In realtà, si tratta di dichiarazioni fuorvianti. Infatti, la dicitura “non testato su animali” si riferisce alla sperimentazione sui prodotti finiti, un’operazione che era già stata gradualmente abbandonata dalla maggior parte delle aziende a partire dagli anni ’80 e che dal 2004 è esplicitamente vietata dalla legge Comunitaria. Oggi, dunque, ogni nuovo prodotto cosmetico potrebbe riportare questa dicitura. Inoltre, l’assenza della dicitura “non testato su animali” non significa che il prodotto sia stato testato sugli animali. Anche applicare questa definizione allo sviluppo di nuovi ingredienti può essere fuorviante, perché i componenti di ogni prodotto cosmetico presente oggi sul mercato, nel passato devono esser stati analizzati utilizzando metodi di sperimentazione animale storicamente accettati, per assicurarsi che non causassero alcun danno ai consumatori.
Proprio così. I cinque test alternativi usati oggi in campo cosmetico sono tutti test di replacement, ossia di totale sostituzione dei test sugli animali. In genere, per mettere a punto dei metodi alternativi si lavora su tre aree, le cosiddette tre R: reduction, refinement e replacement (Riduzione, Perfezionamento, Sostituzione). Nel primo caso, si cerca di limitare il numero di animali impiegati per dimostrare le proprietà di una sostanza. Nel secondo caso, si punta a una riduzione dello stress e del dolore che i test implicano per gli animali. Nel terzo caso si creano test completamente diversi e alternativi all’uso degli animali. Ebbene, la legge ha stabilito che in cosmetica si può procedere solamente in quest’ultima direzione.
Dopo l’11 marzo 2009, nessun test su animali per scopi cosmetici è più permesso nell’Unione europea. Da questa data e fino al marzo 2013, entrerà in vigore un divieto progressivo alla commercializzazione di prodotti cosmetici contenenti ingredienti testati su animali. Questo per tenere presenti le complesse sfide scientifiche che ancora rimangono per i test di tossicità sistemica (ossia che riguarda tutto l’organismo).
L’industria cosmetica è in grado di assicurare la sicurezza dei prodotti impiegando le informazioni già esistenti sugli ingredienti e, laddove necessario, impiegando i metodi alternativi attualmente disponibili.
No, la norma è applicabile attualmente solo nell’Unione Europea, Ricordiamo, però, che sono da anni in atto attività di cooperazione scientifica congiunte fra UE, USA e Giappone nella ricerca e convalida di test alternativi.
Colorazioni per capelli
Usare i coloranti per capelli quando si è, o si potrebbe essere, in gravidanza è del tutto sicuro. Ovviamente, come sempre, bisogna rispettare le istruzioni d’uso fornite dal produttore. Nonostante non esistano rischi concreti, alcune donne rimangono dubbiose: in questi casi, probabilmente, la cosa migliore è evitare di colorarsi i capelli, non perché si tratti di una procedura rischiosa, ma solo per non accumulare ansie e preoccupazioni inutili.
Il capello viene schiarito e colorato contemporaneamente, sotto l’effetto della miscela di due prodotti. Il primo è una base contenente un alcalinizzante e alcuni precursori del colore, il secondo è un ossidante contenente acqua ossigenata. L’alcalinizzante provoca il rigonfiamento del capello: aprendo le squame cheratiniche, favorisce il contatto con l’acqua ossigenata, che ossida i pigmenti naturali del capello. Questa è la fase di schiaritura. Contemporaneamente, i precursori dei coloranti penetrano nel capello e si trasformano in composti colorati attraverso un processo di ossidazione: questa è la fase di colorazione.
Tutti i coloranti per capelli sono sicuri. Infatti, prima della loro immissione in commercio, sono sottoposti a una serie di valutazioni per opera di un esperto qualificato, che garantiscono sulla loro sicurezza. Questa valutazione viene effettuata indipendentemente dall’origine naturale o chimica degli ingredienti. Non esistono, quindi, “cosmetici più sicuri di altri” per una presunta composizione “naturale”. Inoltre, occorre ricordare che tutte le sostanze contenute nei prodotti cosmetici, inclusi i coloranti per capelli, sono ammesse dalla normativa europea e italiana sui cosmetici proprio perché considerate sicure.
Tutti i coloranti per capelli riportano in etichetta la lista degli ingredienti contenuti. Le persone che possiedono una riconosciuta allergia a una sostanza, dunque, possono – e devono – controllare la presenza o meno di tale sostanza nel prodotto, prima di utilizzarlo. Se per la colorazione della chioma ci si rivolge a un acconciatore, è importante informarlo preventivamente della sostanza alla quale si è allergici. In ogni caso, i produttori raccomandano sempre di svolgere il test di sensibilità cutanea (con le modalità indicate sui foglietti illustrativi) 48 ore prima dell’applicazione del prodotto sui capelli, anche se si tratta di un prodotto già usato in passato.
Si tratta di prodotti che colorano temporaneamente i capelli. Infatti, contengono molecole coloranti che si legano, mediante interazioni deboli, direttamente al capello, per cui tendono a essere eliminate facilmente con lo shampoo. Si tratta di prodotti che hanno una capacità limitata di mascherare i capelli bianchi, adatti a chi vuole ravvivare il colore dei propri capelli conferendo nuove riflessature o rafforzando quelle esistenti.
Cosmetici e bambini
I prodotti cosmetici destinati a bambini al di sotto dei tre anni devono essere sottoposti a una specifica valutazione di sicurezza che tenga conto delle particolari caratteristiche della loro pelle. Inoltre, l’allegato III della Direttiva Cosmetici dell’Unione Europea elenca le sostanze che non devono essere utilizzate nei prodotti per bambini di età inferiore ai 3 anni, oltre alle restrizioni e condizioni d’uso per alcuni specifici ingredienti. Ad esempio alcune sostanze sono consentite nei prodotti per bambini sotto i sei anni solo in certe quantità; altre lo sono esclusivamente per gli adulti e, in questo caso, tale avvertenza deve essere riportata in etichetta.
Sì, a meno che le etichette dei prodotti ne sconsiglino l’uso per i bambini. Tutti i cosmetici immessi sul mercato sono sicuri, indipendentemente dall’età di chi li utilizza. Infatti, sono stati sottoposti a rigorose valutazioni che dimostrano la loro sicurezza, anche per i bambini. Solo quelli destinati specificatamente a bambini con meno di tre anni devono essere sottoposti a una valutazione sulla sicurezza ancora più approfondita.
Non è esatto. Da un lato, è vero che i bambini possono usare tranquillamente i cosmetici utilizzati dai genitori, ma dall’altro è vero che la loro pelle è più delicata. Di conseguenza, ricorrere ai prodotti appositamente formulati per rispettare la sensibilità e la delicatezza della loro epidermide è, comunque, consigliabile.
Come per tutti i cosmetici, alcuni prodotti per bambini possono avere una durata inferiore ai 30 mesi. In questo caso è obbligatorio indicare la data di durata minima (mese e anno) sull’etichetta del prodotto. La normativa prevede che la data vada scritta dopo la dicitura “Usare preferibilmente entro…”. Nel caso abbiano durata superiore ai 30 mesi, invece, devono riportare in etichetta il PaO (Period after Opening – periodo dopo l’apertura), che indica il periodo di tempo in cui il prodotto, una volta aperto, può essere utilizzato senza effetti nocivi per il consumatore.
Non bisogna temere. Alla nascita, infatti, la pelle di un bambino possiede già una buona funzione di barriera ed entro le prime due- quattro settimane di vita sviluppa ulteriormente questa “arma di difesa”. Quindi, anche se la pelle del bambino è fisicamente più sensibile di quella di un adulto e richiede quindi una manipolazione più delicata, è comunque in grado di limitare l’assorbimento delle sostanze che hanno azione locale.
Sono essenzialmente una miscela di olio e acqua, associati ad altri ingredienti, che assicurano una sensazione piacevole, un buon colore e una fragranza delicata al prodotto. Sono progettati per detergere, idratare e proteggere la pelle del bambino piccolo e possono essere utilizzati in alternativa alle salviette per neonati. Le lozioni sono appositamente formulate per essere delicate sulla pelle sensibile dei più piccoli.
Come tutti i prodotti cosmetici sono sicuri perché sottoposti a severi controlli di legge prima della loro vendita. Le lozioni, se destinate destinati a essere usate in bambini con meno di tre anni, devono essere sottoposte ad una valutazione di sicurezza più approfondita. I genitori, dunque, non devono temere. In ogni caso, è consigliabile evitare l’utilizzo della lozione per bambini su neonati molto piccoli, in cui la pelle è ancora in via di sviluppo. In questi casi, è meglio utilizzare cotone idrofilo e d’acqua, come consigliato da personale sanitario. Le lozioni possono essere utilizzate con cotone idrofilo come detergente quando si cambiano i pannolini oppure possono essere massaggiate delicatamente, per reidratare la pelle.
Sì. L’ingrediente principale del borotalco cosmetico è il talco, un minerale a grana fine che dà una piacevole sensazione di morbidezza. Il talco usato nei cosmetici è appositamente selezionato e controllato. Anche se il talco è finissimo e facilmente inalabile, le piccole quantità eventualmente inalate sono sicure e non causano problemi a lungo termine. Tuttavia, è meglio non lasciare che i bambini giochino con il contenitore del talco.
In quelli molto piccoli sono sconsigliati. In quelli più grandi possono essere usati con moderazione. In ogni caso, è meglio preferire i prodotti senza alcool oppure quelli appositamente studiati per l’infanzia. Comunque, va ricordato che tutti gli ingredienti usati nei cosmetici sono sicuri per la salute umana, anche di quella dei bambini.
Dentifrici e fluoro
E’ un oligoelemento presente, ad esempio, nell’acqua potabile, neltè, nel pesce azzurro, nelle patate, nella frutta secca, nelle cipolle. E’ fondamentale per la salute dei denti e per la prevenzione della carie, perché rinforza lo smalto dentale e blocca la formazione della placca batterica. Inoltre, è una parte integrante della struttura ossea del corpo umano: favorisce la crescita e lo sviluppo armonico del fisico. I primi effetti della carenza di fluoro si riscontrano nella dentatura, che risulta più debole e soggetta alla carie. Anche le ossa sono meno forti e la crescita può essere rallentata.
Il fluoro presente nei prodotti per l’igiene orale, ai livelli previsti dalla normativa italiana ed europea, è del tutto sicuro. Anche le più recenti opinioni del Comitato Scientifico di esperti indipendenti della Commissione Europea ne hanno confermato la sicurezza ai quantitativi previsti dalla legge e ne hanno ribadito l’efficacia contro la carie.
Il fluoro ha un effetto positivo sulla salute dei denti perché rafforza lo smalto dentale e lo rende più resistente all’attacco acido dei batteri, prevenendone la carie. Anche il Ministero della Salute italiano ha recentemente raccomandato l’uso di dentifrici con fluoro in età adulta per ridurre significativamente l’incidenza della carie (Linee Guida nazionali per la promozione della salute orale e la prevenzione delle patologie orali in età adulta – Dicembre 2009).
Lo smalto dentario, lo strato più esterno del dente, è formato per il 96% da minerali e per il 4% da sostanze organiche e acqua. La parte minerale è rappresentata fondamentalmente da idrossiapatite. La dissoluzione dell’idrossiapatite è chiamata demineralizzazione, la sua formazione è chiamata rimineralizzazione. In una bocca sana questi due processi si bilanciano. Quando però c’è più demineralizzazione che rimineralizzazione nel dente si producono cavità cariose. L’azione topica del fluoro interviene a questo livello: aumenta la resistenza del dente agli attacchi demineralizzanti così da prevenire la formazione di cavità cariose; favorisce la rimineralizzazione delle lesioni di piccole dimensione sul dente; controlla l’acidità della saliva interferendo con il metabolismo dei batteri cariogeni presenti nella placca batterica.
Sì, in commercio si trovano dentifrici al fluoro appositamente formulati per i bambini con meno di sei anni. In genere, questi prodotti contengono una quantità inferiore di fluoro e hanno un gusto gradevole, che invoglia l’impiego del prodotto da parte dei bambini. Tuttavia, occorre ricordare che tutti i dentifrici al fluoro, se non specificatamente sconsigliati per i bambini con un’apposita indicazione in etichetta, possono essere usati da bambini al di sotto dei 6 anni. In tal caso si raccomanda che un adulto aiuti il bambino a usare una piccola quantità di prodotto.
Il fluoro è aggiunto ai dentifrici attraverso diverse forme: le più comuni sono il Fluoruro di Sodio (in etichetta indicato con Sodium Fluoride), il Monofluorofosfato di Sodio (in etichetta indicato con Sodium Monofluorophosphate) e il Fluoruro Stannoso (in etichetta indicato con Stannous Fluoride). Tutte sono allo stesso modo efficaci e sicure.
I dentifrici non dovrebbero mai essere ingeriti. Tuttavia, l’ingerimento di piccole quantità, possibile durante il lavaggio dei denti, non comporta alcun pericolo. Per i bambini al di sotto dei sei anni, è raccomandato l’uso di una piccola quantità di dentifricio sotto la supervisione di un adulto. Solo una continua e regolare ingestione di dosi eccessive di fluoro in bambini di questa età, che si trovano in una fase in cui si stanno formando i denti permanenti, può portare al rischio di sviluppare la cosiddetta fluorosi. In caso di dubbio si raccomanda di riferirsi al proprio medico o al proprio dentista.
Si tratta di una malattia determinata dall’assunzione per lunghi periodi di dosi eccessive di fluoro durante le fasi di produzione dello smalto dei denti permanenti. La fluorosi non è pericolosa per la salute. Infatti, ha principalmente conseguenze di tipo estetico: causa la comparsa di macchie bianche opache e piccoli puntini sullo smalto dei denti. L’insorgenza di fluorosi non è mai stata associata all’impiego di dentifricio al fluoro; è causata quasi sempre da un’introduzione eccessiva di fluoro attraverso la dieta e l’acqua potabile (fluorurata) o attraverso l’assunzione di integratori di fluoro.
In Italia e nell’Unione Europea, la normativa prevede un limite massimo di fluoro di 1500 ppm (parti per milione). In genere, i dentifrici per adulti contengono una quantità di fluoro che si avvicina al limite massimo consentito (tra 1350 e 1500 ppm), considerato il più efficace. Nei dentifrici per bambini, invece, il contenuto di fluoro si aggira intorno ai 1000 ppm.
Sì, può essere presente anche nei gel, nei colluttori e nei fili interdentali. L’uso di questi prodotti dovrebbe essere consigliato e controllato da uno specialista, che valuta la situazione anche in base all’assunzione di fluoro attraverso altre fonti.
Dentifrici e carbonato di calcio
In base ai dati in possesso di Unipro e alle ulteriori verifiche svolte, anche assumendo il caso più pessimistico, ma sicuramente irrealistico, per cui tutto il carbonato di calcio usato nei dentifrici italiani provenga da queste montagne, la quantità di calcio carbonato prodotto ed impiegato per come abrasivo nelle paste dentifrice equivale a circa lo 0,03% del totale di marmo estratto ogni anno dalle Alpe Apuane. Una quantità quindi molto limitata che non giustifica l’accusa che sia la produzione di dentifrici la causa principale dell’eccessiva escavazione in atto in quest’area.
Uno dei componenti principali dei dentifrici è la sostanza abrasiva. La sua presenza all’interno della pasta è indispensabile per conferire la capacità pulente meccanica del dentifricio, pur garantendo nel contempo la sicurezza d’uso e l’innocuità per la salute dei denti e della bocca. Tra le sostanze abrasive disponibili vi è anche il carbonato di calcio, che è utilizzato in una percentuale molto bassa di dentifrici (< del 10%).
L’utilizzo del carbonato di calcio nei dentifrici è assolutamente legale e sicuro. Tutti i prodotti cosmetici, inclusi i dentifrici, sono regolamentati da una severa normativa europea ed italiana, che ne garantisce la sicurezza d’uso per i consumatori. Una delle modalità adottate dalla normativa è la regolamentazione delle sostanze impiegate nei cosmetici. Il calcio carbonato è una sostanza ammessa e la legge non prevede un limite massimo di utilizzo. Va considerato che ciascun prodotto cosmetico, incluso i dentifrici, prima di essere immesso in commercio deve essere valutato ed approvato da un Esperto Valutatore della Sicurezza, che dovrà considerare tutte le caratteristiche del prodotto, i suoi ingredienti ed il suo impiego.
La tipologia di abrasivo scelto dipende dalla composizione complessiva del dentifricio adottata dal produttore. In alcuni casi, per particolari tipologie di paste dentifrice, il carbonato di calcio è l’abrasivo più adatto.
L’abrasivo impiegato per i dentifrici possiede sempre caratteristiche tali da non graffiare i denti durante il loro uso. Ciò grazie alle cosiddette caratteristiche di granulometria scelte ed adottate per le sostanze abrasive dei dentifrici. In aggiunta alla caratteristica della sostanza, i produttori svolgono alcune prove specifiche sulle paste dentifrice per misurare la loro capacità di abrasione durante lo spazzolamento, attraverso l’impiego di test riconosciuti a livello internazionale (test ISO standard). Questi test prevedono dei valori limite entro i quali l’abrasività di un dentifricio deve rientrare. I dentifrici sul mercato si posizionano su un livello di abrasività sicuro, in conformità allo standard ISO. Nel caso specifico del carbonato di calcio, la sua durezza (indice di Mohs) è inferiore a quella dell’idrossiapatite che è il minerale di cui è composto lo smalto dei denti. Inoltre anche la scelta della granulometria del carbonato di calcio utilizzato nei dentifrici (generalmente intorno ai 2-5 micron) è un fattore molto importante che garantisce la sua sicurezza in uso.
Nanotecnologie
Tutti i prodotti cosmetici in commercio possono essere considerati sicuri perché sono stati sottoposti a una valutazione sulla sicurezza da un addetto qualificato. Anche i cosmetici con nanomateriali devono seguire questo processo di valutazione, che garantisce la tutela del consumatore. Non c’è, dunque, alcuna ragione per temere dei rischi.
Il Comitato scientifico della Commissione europea ha valutato o sta valutando tutti gli ingredienti utilizzati nei cosmetici e compresi negli allegati della legge, inclusi i nanomateriali. A oggi, ha incluso il biossido di titanio nell’elenco delle sostanze permesse. L’ossido di zinco, invece, è ancora in fase di valutazione, non perché ci siano dubbi sulla sua sicurezza, ma semplicemente perché si stanno raccogliendo ulteriori informazioni.
Numerosi studi hanno dimostrato che i nanopigmenti contenuti nei prodotti cosmetici non attraversano la barriera cutanea, anche nei casi in cui la pelle non è integra ed è danneggiata, come succede, per esempio, in presenza di psoriasi e acne. In ogni caso, studi recenti effettuati sia negli Stati Uniti e in Europa, hanno rivelato che i nanopigmenti di biossido di titanio, anche se iniettati direttamente nel flusso sanguigno, non causano effetti avversi alla salute umana. Del resto, dimensioni ridotte non sono sinonimo di tossicità, come invece spesso si crede.
Attualmente, i nanomateriali effettivamente in uso nei cosmetici in Europa sono rappresentati da alcuni ossidi minerali usati come filtri solari o pigmenti e nanoparticelle (ad esempio di silica) impiegate in alcuni dentifrici.
Prodotti solari
Così come ribadito dalla Commissione europea e dal Ministero della Salute italiano in occasione della campagna per la corretta esposizione al sole, l’uso di prodotti solari appropriati rappresenta la prima regola per proteggersi dai rischi del cancro della pelle, evitare arrossamenti ed eritemi e prevenire il fotoinvecchiamento della pelle. Esistono poi altre importanti precauzioni, tra le quali indossare anche capi di abbigliamento (magliette, cappellini) soprattutto per i bambini e, in generale per tutti, nelle ore più calde della giornata. Tuttavia tali precauzioni non possono mai sostituire il corretto impiego della crema solare.
Per filtro solare si intende tutto ciò che contribuisce a proteggere la pelle dai raggi solari. Da questo punto di vista, quindi, sono filtri solari tanto gli abiti, gli occhiali da sole, gli ombrelli parasole quanto le preparazioni preparate e formulate per essere applicate sulla pelle. Comunemente, comunque, per filtro solare si intendono i prodotti per la protezione solare.
I filtri chimici sono molecole organiche che assorbono l’energia solare e la restituiscono a un più basso livello energetico. I filtri fisici sono sostanze, come per esempio il biossido di titanio, che agiscono riflettendo la radiazione solare.
Il valore di SPF è determinato grazie a simulazioni effettuate in laboratorio. Nella maggior parte dei casi, si espone la pelle di alcuni volontari a varie quantità di luce prodotta da simulatori solari, prima e dopo l’applicazione di una quantità ben definita di prodotto solare. Quindi, tenendo conto delle differenze dei vari tipi di pelle, si effettuano dei calcoli statistici in grado di determinare il valore di SPF. Più è elevato il valore di SPF, maggiore è la percentuale di raggi solari filtrati dal prodotto e, quindi, più la pelle è protetta sia dai danni superficiali sia da quelli profondi.
Considerando che la suscettibilità individuale al danno cutaneo causato dal sole dipende in gran parte dal tipo di pelle, i prodotti solari andrebbero scelti proprio in base al proprio tipo di pelle. Chi ha la carnagione molto chiara dovrebbe scegliere prodotti con SPF elevati perché la capacità di autoprotezione del suo organismo è molto bassa e la sua pelle tende a scottarsi anche con piccole quantità di raggi UV.
Il fototipo di una persona è lo stesso in tutto il corpo, quindi si può utilizzare lo stesso prodotto per proteggere ogni zona esposta al sole. Tuttavia, bisogna considerare che le aree più nascoste, che non sono abitualmente esposte al sole, sono più delicate. Per questo, può essere consigliabile utilizzare cosmetici con un fattore di protezione solare maggiore per l’addome, la parte alta delle gambe e i piedi. Anche il naso, il petto e la punta delle orecchie sono aree particolarmente vulnerabili.
È essenziale applicare i prodotti solari con cura. Meglio farlo prima dell’esposizione al sole e prima di indossare il costume così si è certi di non dimenticare alcune zone, come quelle vicino agli orli. Vanno protetti anche naso, orecchie, labbra, spalle e piedi, che sono parti particolarmente sensibili perché sono molto esposte. Ogni due ore e dopo ogni bagno è necessario riapplicare i solari, anche se si sta all’ombra. Attenzione però: applicarli con frequenza non significa che è permessa una maggiore esposizione, è solo un modo per continuare a proteggere la pelle.
I solari difendono la pelle dall’esposizione al sole, ma non offrono una protezione totale, pari al 100%. Di conseguenza, per non correre rischi, è necessario seguire anche altre precauzioni. Per esempio, è comunque, consigliabile prendere il sole gradualmente: il primo giorno non più di mezz’ora, il secondo un’ora e così via, con gradualità. Inoltre, sono sempre da evitare le ore più calde, tra le 12 e le 15 e le lunghe esposizioni. Esistono poi altre importanti precauzioni, tra le quali indossare anche capi di abbigliamento (magliette, cappellini) soprattutto per i bambini e, in generale per tutti, nelle ore più calde della giornata.
Assolutamente sì. L’intensità delle radiazioni, oltre che dall’orario, è influenzata anche dalla presenza di superfici riflettenti (come acqua, neve e sabbia) che possono concentrare la radiazione solare fino all’80 per cento (effetto lente). Attenzione dunque: prima di fare il bagno è molto importante spalmarsi la crema (l’operazione va ripetuta anche quando si esce dall’acqua). Da sapere che anche la sabbia riflette più del 25 per cento delle radiazioni.
Sulle confezioni di molti solari è riportata la scritta “applicare liberamente” oppure “applicare generosamente”. Ma che cosa significa esattamente? La dose minima raccomandata è di 2 milligrammi per cmq di pelle, la stessa quantità utilizzata per condurre i test scientifici sull’efficacia dei prodotti. In totale, dunque, si dovrebbero applicare 30-35 grammi di prodotto sull’intero corpo, che equivalgono a una dose di solare pari alla grandezza di una pallina da golf oppure ad almeno sei cucchiaini pieni.
I solari resistenti all’acqua sono stati formulati per resistere all’azione dell’acqua, per esempio durante i bagni in mare o in piscina, e sono stati testatida questo punto di vista.Infatti, quanto dichiarato in etichetta o in confezione deve sempre essere scientificamente provato.Tuttavia, nessun prodotto è resistente al 100% all’acqua e comunque viene rimosso in parte quando ci si asciuga o durante la doccia se vengono anche usati dei detergenti per il corpo. Per questo è necessario riapplicarlo dopo il bagno.
E’ vero che stare sotto all’ombrellone ripara dal sole e mitiga l’intensità dei suoi raggi. Bisogna però tener presente che i raggi solari penetrano anche all’ombra: è una condizione in cui ne sono presenti circa il 50 per cento. Persino quando il cielo è coperto, circa il 90 per cento dei raggi ultravioletti riesce a penetrare attraverso le nuvole. Ecco perché le creme vanno sempre applicate indipendentemente dalle condizioni atmosferiche.
Questi prodotti rappresentano uno strumento per il mantenimento del benessere cutaneo e per la prevenzione dei danni derivanti dalla eccessiva foto esposizione solare. E non solo d’estate. Infatti vi sono persone che hanno bisogno di fotoprotezione anche durante i mesi lavorativi quando la loro attività li porta comunque a prolungate esposizioni ambientali esterne.
La sicurezza dei prodotti solari, come per tutti i cosmetici in commercio, è garantita dalla valutazione di un esperto prima dell’immissione in commercio. I filtri UV sono inoltre valutati da un organismo scientifico indipendente (Comitato Scientifico per la Sicurezza del Consumatore dell’Unione Europea) e, quando ammessi perché considerati sicuri, vengono inseriti in uno specifico allegato della Direttiva UE sui prodotti cosmetici.
Deodoranti e antitraspiranti
No. Il sudore, infatti, non contiene tossine: è composto quasi interamente da acqua, oltre che da tracce di sodio e di lipidi, tutte sostanze non tossiche. La sudorazione, del resto, non serve per depurare il corpo ed eliminare gli agenti nocivi, ma per regolare la temperatura corporea e proteggere la pelle. La maggior parte delle tossine viene rimossa attraverso altre vie, principalmente il fegato e i reni.
No, non esistono evidenze scientifiche che dimostrino l’esistenza di un legame fra uso di antitraspiranti e tumore al seno. L’opinione secondo cui questi prodotti possono aumentare il rischio di una neoplasia alla mammella è stata diffusa da alcuni mezzi di comunicazione, ma è sempre stata smentita dalla comunità scientifica. Nessuno studio ha confermato un’azione nociva degli antitraspiranti sulla salute del seno e fra i fattori di rischio accertarti per questa malattia non vi è l’uso di questi cosmetici.
Il suggerimento di non utilizzare antitraspiranti e deodoranti prima di sottoporsi a una mammografia non ha nulla a che vedere con la sicurezza di questi prodotti. Essi non dovrebbero essere utilizzati prima della mammografia semplicemente perché potrebbero essere rilevati dai raggi X e, di conseguenza, interferire con i risultati dell’esame.
Sì: gli studi condotti fino a oggi non hanno evidenziato collegamenti fra l’uso di antitraspiranti dopo la depilazione e il tumore al seno. Questa abitudine, dunque, non è nociva, anche se talvolta può creare dei fastidi. Infatti, rende la pelle delle ascelle sensibile e delicata e può procurare delle microlesioni. Di conseguenza, se si utilizzano deodoranti contenenti alcol subito dopo la depilazione, possono comparire bruciore e irritazione.
I conservanti
La presenza dei conservanti garantisce la sicurezza dei cosmetici e, dunque, anche la sicurezza del consumatore. Nell’ambiente in cui viviamo, nell’aria che respiriamo, sugli oggetti che ci circondano, infatti, sono presenti innumerevoli batteri, muffe e funghi, che possono contaminare i cosmetici durante il loro normale utilizzo. La contaminazione da parte di questi microrganismi può alterare i prodotti, con il rischio di compromettere la loro sicurezza. I conservanti prevengono questa contaminazione, permettendo ai cosmetici di mantenersi integri e, dunque, tutelando il consumatore.
I parabeni sono una classe di conservanti usati nei cosmetici, ma anche nei cibi e nei dispositivi farmaceutici. Proteggono i prodotti dalla contaminazione da parte di batteri, muffe e funghi, che altrimenti potrebbero alterarli, mettendo a rischio la sicurezza dell’utente. Come tutti gli ingredienti contenuti nelle formulazioni dei cosmetici, sono sicuri, come anche recentemente confermato dal Comitato Scientifico per la Sicurezza del Consumatore dell’Unione europea.
I conservanti impediscono la contaminazione e la proliferazione di batteri, funghi e muffe all’interno dei cosmetici. Il rischio di contaminazione e replicazione dei microrganismi diminuisce ulteriormente se il consumatore adotta alcune semplici precauzioni nell’utilizzo e nella conservazione dei prodotti.
No, la tipologia ed i quantitativi di conservanti necessari per garantire la sicurezza del prodotto dal punto di vista microbiologico variano in relazione al tipo di cosmetico e alla sua formulazione. In ogni caso, anche il consumatore più attento può stare tranquillo: la legge stabilisce le concentrazioni massime consentite per alcuni ingredienti specifici, tra cui i conservanti, per garantire la sicurezza dei cittadini.
Tutti i conservanti usati nei cosmetici, indipendentemente dalla loro origine naturale o sintetica, sono sicuri perché sottoposti a precise valutazioni di sicurezza e specificatamente autorizzati dalla normativa europea ed italiana sui cosmetici.
I conservanti sono essenziali per garantire la sicurezza dei cosmetici. Per questo il loro impiego è indispensabile in molti prodotti cosmetici. Le allergie ai conservanti sono molto rare, ma talvolta alcune persone sensibili a queste sostanze potrebbero avere delle reazioni allergiche. Tuttavia tutti gli ingredienti presenti in un cosmetico sono riportati sull’etichetta del prodotto, così come richiesto dalla normativa europea e nazionale. In questo modo i consumatori sensibili ad una certa sostanza possono identificarla nel prodotto prima del suo acquisto.